A pochi giorni dall’uscita ufficiale nelle edicole, anche se da me è uscito ben quattro giorni prima, ecco la recensione de La caverna del tesoro, nuovo numero della neonata serie Tex Willer targata Sergio Bonelli Editore che chiude la storia quadrupla iniziata a novembre con Vivo o morto!. Ai testi troviamo il creatore della serie Mauro Boselli e ai disegni Roberto De Angelis.
La caverna del tesoro – Tex Willer n.4
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Roberto De Angelis
Copertina: Maurizio Dotti
Breve spiegazione per chi fosse vissuto sulla luna negli ultimi mesi: Tex Willer è una serie mensile che racconta le avventure inedite di Tex ai tempi in cui era ancora un giovanissimo fuorilegge, anche se dalla parte dei buoni, così come ce lo avevano presentato GL Bonelli ed Aurelio Galleppini nel 1948 quando uscì Il totem misterioso. L’ideazione risale alla fine del 2016 e, come ha confermato Mauro Boselli, tutte le storie saranno nuove di zecca, tranne alcune. Infatti, l’occasione di ampliare, senza riscrivere nulla, storie come Il totem misterioso o La mano rossa era troppo ghiotta e infatti questa prima avventura lunga quattro albi riprende e amplia proprio il debutto di Tex.
Riassunto degli episodi precedenti: dopo aver sgominato la banda di Red Bill, il giovane Tex Willer si imbatte in Tesah, la figlia di Orso Grigio, sakem dei Pawnee e custode di un ricco tesoro sul quale sono intenzionati a mettere le mani Coffin e la sua cricca. Fra Tex e Tesah nasce una solida amicizia, dettata dal fatto che i due si erano già conosciuti alcuni anni prima. Il giovane fuorilegge, che ha più di un conto da regolare con Coffin, decide di aiutare Tesah a salvare il tesoro della tribù.
L’aspetto curioso di questa prima storia in quattro albi è che la parte migliore arriva quando Boselli lascia il posto a quanto raccontato da GL Bonelli nella sua prima storia. Sarà che si tratta di scene lette e rilette negli albi originali, sarà che le conosciamo tutti a memoria, ma questo quarto albo è quello che mi è piaciuto di più in assoluto.
Mauro Boselli è un metronomo nel gestire i tempi della narrazione, cosa che qui gli riesce davvero benissimo, e lo fa senza tradire di una virgola il lavoro di Bonelli, anzi, ampliandolo ulteriormente quando ci mostra come hanno fatto Tex e Tesah a mettere in salvo il tesoro dei Pawnee. Anche nei dialoghi, Boselli si attiene alla classicità bonelliana, limando giusto alcuni dettagli senza tradire in alcun modo la sostanza.
Un ottimo lavoro quello svolto dal curatore di Tex, il quale sarà l’autore almeno delle prossime due storie che saranno disegnate rispettivamente da Bruno Brindisi e di nuovo da Roberto De Angelis.
E proprio Roberto De Angelis è il valore aggiunto di questa bellissima storia. Sì, perché Boselli ha avuto, se vogliamo, vita facile nel riproporre Il totem misterioso semplicemente aggiungendo una lunga parte iniziale, che è quasi una storia indipendente, ma De Angelis ha dovuto rifare tutto il lavoro svolto da Galep, un Galep che era ancora lontano anni luce dalle vette cui avrebbe abituato i propri lettori nei decenni successivi. Invece De Angelis è un disegnatore all’apice della propria capacità artistica, come dimostrano certe tavole di grandissimo impatto.
La figura di Tex è azzeccatissima, anche se forse è un po’ troppo pulita, mentre Tesah è ritratta in più di un’occasione in pose molto provocanti che fanno sperare in uno spin off a luci rosse (pago io la produzione, promesso). Anche Coffin è centrato alla perfezione, così come Dente di Lupo, il suo tirapiedi, mentre Orso Grigio è molto diverso da come lo aveva realizzato Galep, anche se nettamente più vicino a come avrebbe dovuto essere un capo Pawnee dell’epoca.
Uno splendido lavoro, insomma, quello di De Angelis, che rivedremo nuovamente all’opera a partire da agosto quando uscirà la sua prossima storia, sempre su testi di Mauro Boselli.
In conclusione, due parole su questa prima storia di Tex Willer: a me è piaciuta moltissimo. Ovviamente questo giovane Tex non è proprio lo stesso di GL Bonelli. Quel Tex di Bonelli, a sua volta, era molto diverso dal maturo quarantenne della Golden Age texiana degli anni ’70. Questo per dire che il vero Tex non esiste, è sfrutto dell’invenzione del lettore. Questa nuova serie ci propone un Tex Willer molto vicino all’originale, anche se visto con l’occhio moderno sia sul piano della scrittura che su quello del disegno. Questa precisazione è indispensabile se si vuole godere appieno di questa nuova serie, serie che, a mio avviso, è partita letteralmente col botto e che ha tutte le premesse per migliorare ancora. Dalla prossima avventura avremo a che fare con storie inedite per un bel pezzo, poi, se a Boselli reggeranno le forze (come lui stesso ama ripetere), dovremmo addirittura assistere al remake de La mano rossa.
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