L’inquisitore – SpeciaLe Storie 5 (luglio 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

22 Lug, 2018

L’attesa per lo speciale estivo della bella collana de Le Storie era doppiamente carica: i primi quattro speciali sono stati fumetti importanti, di autori rinomati e in alcuni casi hanno avuto già una edizione cartonata da libreria (è il caso di Uccidete Caravaggio di De Nardo/Casertano e di Lavennder di Giacomo Keison Bevilacqua), sono in procinto di avere un seguito (il western Mohawk River di Boselli/Stano), o potrebbero meritarsi qualcosa del genere (Klon di Mastantuono). Ma l’attesa era amplificata per tanti (e io in primo luogo) per gli autori di questo speciale: quei Gianfranco Manfredi e Antonio Lucchi che ci hanno fatto strabuzzare gli occhi di fuori con La medusa immortale, il numero 21 di Adam Wild uscito ormai più di due anni fa ed è proprio da quando Manfredi e Lucchi hanno fatto sapere che stavano lavorando ad un numero speciale de Le Storie che si sono cominciati a contare i giorni.

 

 

L’inquisitore – SpeciaLe Storie 5

Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi

Disegni e colori: Antonio Lucchi

Copertina: Aldo Di Gennaro

E prima di entrare nei dettagli: L’inquisitore rispetta le attese mostrando ancora una volta la grande capacità di Manfredi di partire dalla Storia per creare storie credibili, avvincenti e ricche di avventura e mistero e – se possibile – alzando ancora più in alto l’asticella delle capacità di Lucchi qui nella duplice veste di disegnatore e di colorista.

Ed ora qualcosa sulla storia (senza abbondare in spoiler): nella Spagna di inizio ‘600 si aggira uno strano inquisitore, Luis De Santiago, uomo di fede, senza pregiudizi, ma soprattutto uomo di mente aperta che mal sopporta le falsità e le prevaricazioni. È un uomo che esercita un potere (e lo può fare anche in maniera terribile), ma non è un uomo schiavo del potere o mosso solo dalla brama di averlo per sé. Luis De Santiago – ed è un bel regalo di Manfredi agli orfani del ‘nemico degli schiavisti’ – ha tante caratteristiche che ci ricordano Adam Wild (come mi aveva anticipato Daniele Ramella, assiduo frequentatore del nostro gruppo) e forse per il ruolo tutt’altro che subalterno anche la bella Miranda che muove il cuore di Santiago ha degli elementi che ricordano Amina. Ma al di là delle mie nostalgie i personaggi attorno a cui ruota la vicenda sono credibili e realisitici. Bellissimo e forse anche nuovo per storie di avventura classica in Bonelli è il personaggio del piccolo Barbàn, sfrontato ragazzino che mi ha ricordato il Gavroche de I miserabili e che nasconde dei misteri importanti.
La storia è ricca di colpi di scena, tradimenti, dettagli storici e sconfinamenti nel soprannaturale (come la stupenda copertina di Aldo Di Gennaro) già anticipa (e si tratta degli ingredienti già presente nella citata La Medusa immortale e in tante storie di Magico Vento, altra serie cult di Manfredi… a proposito manca poco e anche Ned Ellis tornerà!). Di più non aggiungo per non togliere tutto il gusto di una lettura che consiglio caldamente a tutto. Ma seguendo un consiglio di Davide Curlante, altro frequentatore del nostro gruppo aggiungo le parole che Manfredi ha usato in un post sulla sua pagina per sintetizzare così le caratteristiche principali della storia: «La storia è ambientata in Spagna nel XVII secolo. Protagonisti: Santiago (un inquisitore dissidente), Gonzalo ( uno spadaccino al suo servizio), Amanda (una morisca accusata di stregoneria e di procurato aborto), Barbàn (un ragazzino gitano con misteriosi poteri) , Vasco (amico d’infanzia di Santiago, ma seguace della Espada Blanca una setta votata alla Purezza del sangue), Djiin ( cioè la versione horror del Genio di Aladino) e i mulé creature orripilanti, fatte di odio e di vento, della tradizione folclorica orientale. Più che sul coté fantastico, stiamo, come genere, sullo schizzato totale». Ecco l’immagine dello ‘schizzato totale’ rende bene il susseguirsi di vicende e di situazioni di questa storia dalle tinte oscure.

Due citazioni però le voglio indicare. La prima e più nascosta mi è stata fatta notare dalla attenta lettrice e nostra collaboratrice Chiara Cvetaeva: Santiago è modellato sul volto di Javier Bardem, attore protagonista de L’ultimo inquisitore di Milos Forman; la seconda è il finale che richiama una scena notissima di Peter Pan (evidentemente dopo Lavennder l’estate speciale de Le Storie ama tornare all’Isola che non c’è!). Spero con questo di non aver fatto un grosso spoiler, ma in realtà se non sapete a quale scena mi riferisco, la cosa non vi dovrebbe disturbare!

Che dire dei disegni? Strabilianti! Lucchi supera se stesso con delle tavole che vanno a citare direttamente i grandi pittori dell’inizio del ‘600, le scelte cromatiche sono qualcosa di mai visto in Bonelli (forse in qualche Color Fest di Dylan Dog e sicuramente mai in una storia di avventura classica). Il gioco del chiaroscuro è controllato in modo ottimale. Guardate ad esempio la tavola qui sopra: si rompe la gabbia bonelli per ricreare un riquadro che in basso a destra fa uno zoom su Miranda, mentre la scena più ampia dell’interno sembra modellata su un gioco di luci tipico di Caravaggio con la luce principale che proviene da un lato (in questo caso da sinistra e va ad illuminare proprio il volto di Miranda!).
Ora non resta che aspettare il seguito che Manfredi ha preannunciato sempre per i disegni di Lucchi!

Venite a trovarci per parlare de L’inquisitore e di altre storie nel gruppo L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor)!

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