Le Schiave del Messico – Tex 690
Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Giuseppe Prisco
Copertina: Claudio Villa (Variant di Alessandro Piccinelli)
Tex e Carson sono in Messico sulle tracce di un pericoloso bandito che traffica in esseri umani. Si imbattono in una donna fuggita da una carovana di schiave e intuendo il legame fra loro e l’oggetto della loro caccia, non esitano ad imbarcarsi in un’impresa apparentemente suicida: entrare nel ventre della bestia per liberare le donne prigioniere, il tutto ovviamente senza lesinare pallottole o i sempre amati candelotti di dinamite.
Basta pensare che uno dei più grandi capolavori di Tex, Vendetta Indiana, dura esattamente un albo. Insomma, si tratta di una rarità non così rara.
D’altronde, se un soggetto è adatto a stare all’interno di un albo, per quale motivo dilatarlo fino a renderlo di due? E infatti Le schiave del Messico è una storia che sta perfettamente nelle 110 pagine previste senza bisogno di sforare o senza rischiare di risultare troncata. In questo senso bisogna davvero fare i complimenti al veterano Pasquale Ruju per essere riuscito a gestire il ritmo e i tempi di questa avventura in maniera semplicemente perfetta. Francamente non saprei cos’altro aggiungere rispetto a quanto detto finora, se non che Ruju si conferma un custode dell’ortodossia texiana e lo fa con notevole abilità.
Applausi quindi a scena aperta per Ruju, che in quest’ultimo anno ha veramente la parte del leone nell’intera serie di Tex. Oltre a tenerci compagnia sul mensile fino ad agosto, infatti, dovrebbe essere l’autore del Color lungo estivo e del Maxi Tex autunnale. Insomma, tanto lavoro per il buon Pasquale che almeno per una volta riesce a mettere in ombra, perlomeno sul piano della mera quantità, il curatore Boselli.
Il Tex di Prisco è duro e tosto come dovrebbe essere. I suoi riferimenti vanno dal primo Fusco all’immancabile Ticci, ma è solo nella parte finale dell’albo che Prisco riesce a inquadrare il suo Tex liberandosi da modelli ingombranti. Nella prima metà del volume, infatti, la resa del ranger è piuttosto discontinua per via del debutto, ma con il passare delle pagine la confidenza aumenta e la conclusione è da standing ovation.
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