Le Schiave del Messico – Tex 690 (Aprile 2018)

Scritto da Francesco Benati

22 Apr, 2018

Le schiave del Messico è il nuovo albo di Tex edito dalla Sergio Bonelli Editore che porta la firma di Pasquale Ruju ai testi, autentico mattatore di questo 2018 del ranger, in quanto sarà lo sceneggiatore principe addirittura fino all’albo di agosto, prima di cedere il testimone al padrone di casa Mauro Boselli. Ai disegni di questa storia singola troviamo un nuovo acquisto dello staff di Tex, Giuseppe Prisco.

 

 

Le Schiave del Messico – Tex 690

Soggetto e Sceneggiatura: Pasquale Ruju

Disegni: Giuseppe Prisco

Copertina: Claudio Villa (Variant di Alessandro Piccinelli)

Tex e Carson sono in Messico sulle tracce di un pericoloso bandito che traffica in esseri umani. Si imbattono in una donna fuggita da una carovana di schiave e intuendo il legame fra loro e l’oggetto della loro caccia, non esitano ad imbarcarsi in un’impresa apparentemente suicida: entrare nel ventre della bestia per liberare le donne prigioniere, il tutto ovviamente senza lesinare pallottole o i sempre amati candelotti di dinamite.

Questo volumetto di 110 pagine ha già fatto parlare per il fatto di essere un volume autoconclusivo, cosa inusuale, benché già vista, nella serie di Tex. Quasi tutte le storie, infatti, sono spalmate su due o tre albi, o anche di più. Tuttavia, ogni tanto è capitato di avere storie della durata di un solo albo per i motivi più disparati. Aldilà dei centenari e degli albi per i 50 e i 60 anni, alcune storie avevano un soggetto giusto per rientrare nelle 110 pagine previste, oppure si trattava di storie per il vecchio Almanacco del West dirottate sul mensile per ragioni editoriali.
Insomma, è un evento raro, ma non così eretico.

 

 

Basta pensare che uno dei più grandi capolavori di Tex, Vendetta Indiana, dura esattamente un albo.  Insomma, si tratta di una rarità non così rara.

D’altronde, se un soggetto è adatto a stare all’interno di un albo, per quale motivo dilatarlo fino a renderlo di due? E infatti Le schiave del Messico è una storia che sta perfettamente nelle 110 pagine previste senza bisogno di sforare o senza rischiare di risultare troncata. In questo senso bisogna davvero fare i complimenti al veterano Pasquale Ruju per essere riuscito a gestire il ritmo e i tempi di questa avventura in maniera semplicemente perfetta. Francamente non saprei cos’altro aggiungere rispetto a quanto detto finora, se non che Ruju si conferma un custode dell’ortodossia texiana e lo fa con notevole abilità.

Applausi quindi a scena aperta per Ruju, che in quest’ultimo anno ha veramente la parte del leone nell’intera serie di Tex. Oltre a tenerci compagnia sul mensile fino ad agosto, infatti, dovrebbe essere l’autore del Color lungo estivo e del Maxi Tex autunnale. Insomma, tanto lavoro per il buon Pasquale che almeno per una volta riesce a mettere in ombra, perlomeno sul piano della mera quantità, il curatore Boselli.

Se Ruju si merita gli applausi, allora Giuseppe Prisco si merita l’ovazione. Il debutto di Prisco in Bonelli risale al 2007, quando ha realizzato il Maxi Zagor Uomini in guerra, una bellissima storia sceneggiata da Moreno Burattini. Da allora, tre storie per la serie mensile dello Spirito con la Scure e un ulteriore Maxi nel 2016 ne hanno consacrato la fama di disegnatore. Inevitabile, a un certo punto, il passaggio a Tex, per il quale sta già illustrando una seconda storia scritta dallo sceneggiatore zagoriano Jacopo Rauch.

 

 

Il Tex di Prisco è duro e tosto come dovrebbe essere. I suoi riferimenti vanno dal primo Fusco all’immancabile Ticci, ma è solo nella parte finale dell’albo che Prisco riesce a inquadrare il suo Tex liberandosi da modelli ingombranti. Nella prima metà del volume, infatti, la resa del ranger è piuttosto discontinua per via del debutto, ma con il passare delle pagine la confidenza aumenta e la conclusione è da standing ovation.

Complimenti a Prisco per questa importante tappa nella sua carriera di disegnatore, tappa più che meritata in quanto stiamo parlando di un grande talento con uno stile personalissimo e riconoscibile fra mille, benché improntato alla più totale leggibilità come vuole la tradizione bonelliana.
In conclusione, siamo di fronte ad una storia bellissima da rileggere più di una volta, scritta con maestria e competenza e disegnata da uno degli artisti più talentuosi sulla piazza. Davvero, che altro volete di più?
Vi ricordiamo anche di venirci a trovare e a discutere nel gruppo facebookL’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor).

 

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