Paura a San Diego – Tex 689
Testi: Pasquale Ruju
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Claudio Villa
La storia iniziata nel precedente volume presentava il ritorno delle perfide sette cinesi, in questo caso guidate dal perfido Zio Wu, un vecchio malato che ha fatto rapire la bella Sun, la quale sembra essere dotata di alcuni poteri miracolosi in grado di guarire dalle malattie. Sulle tracce di Sun troviamo suo cugino Charlie Xu, giunto a San Diego per riscattarla e potersi ricongiungere a lei. A dargli una mano a salvare Sun e a sgominare le perfide Triadi del Drago, ci sono Tex e Carson, i quali ovviamente sono più che intenzionati a fare pulizia a suon di colt.
Diciamo che la principale criticità di questa storia doppia risiede nei disegni di Ugolino Cossu. L’hogià detto nella recensione precedente e lo ripeto: qui non stiamo parlando di abilità o meno, perché è ovvio che se non sei bravo non lavori su Dylan Dog o su Tex come fa Cossu, qui il punto è che la sua linea estremamente chiara e il suo stile molto sintetico e plastico si adatta pochissimo alle atmosfere e al dinamismo necessario per le avventure del ranger in camicia gialla. Credo che attualmente Cossu sia letteralmente un pesce fuor d’acqua su Tex: semplicemente ritengo che non sia il suo, non è nelle sue corde (e attualmente io credo ci sia almeno un altro disegnatore di Tex equiparabile a Cossu, ma mi risparmio per il futuro).
La situazione non si sposta di un millimetro in questo secondo albo.Cossu se la cava bene nelle scene statiche, ha caratterizzato in maniera soddisfacente il cattivone di turno e i vari personaggi di contorno, rende egregiamente Carson, ok. Con Tex è tutto un altro paio di maniche e qui il personaggio non sembra del tutto riuscito. Soprattutto, è nelle scene d’azione che Cossu mostra tutti i suoi limiti, così come era successo nelle precedenti storie da lui realizzate. Diciamo che viene da chiedersi il perché della presenza di un disegnatore come Cossu, così poco in linea con Tex, sulla serie regolare. L’unica spiegazione si può ritrovare nel fatto che ben tre disegnatori titolari (Andreucci, Frisenda e Mastantuono) siano impegnati nella realizzazione di una nuova miniserie intitolata Deadwood Dick, per cui la redazione è dovuta correre ai ripari spostando Cossu sulla regolare.
E qui veniamo a un altro punto dolente: la sceneggiatura di Pasquale Ruju mi era piaciuta molto nel primo episodio (nonostante l’incontro molto tirato per i capelli fra i due pards e Charlie), mentre qui non graffia a sufficienza, non morde. La vicenda prosegue senza scossoni e condita da scene del tutto implausibili, come la fine del guerriero maori che sfida ogni legge della fisica esistente, ma vabbè, è un fumetto.
L’impressione generale, come già detto poco sopra, è che la storia sia stata dilata oltremisura e, così facendo, abbia perso il proprio ritmo, sia stata snaturata. A differenza di molti che vogliono vedere ogni storia durare tre o quattro albi, io sono il primo a dire che una storia corta ha tutta la dignità di questo modo e per me questa storia era perfetta per un Color estivo da 160 pagine. Diversi passaggi, come la scena nell’harem del vegliardo, sembrano essere stati piazzati giusto per allungare il brodo troppo corto per il mensile.
Si è confermata la mia impressione iniziale: Zio Wu, come tanti cattivoni spuntati su Tex in questi decenni di carriera, parte in quarta e poi si arena malamente venendo accoppato come un fesso. Questa sembra essere la fine destinata a molti dei nemici di Tex, non so se per volontà precisa degli autori o se per una casualità. Naturalmente non tutto è da buttare, anzi. Ci sono momenti davvero interessanti, come la vasca con lo squalo e l’innamorato di Sun che tenta il suicidio per permettere all’amata di salvarsi, ma è troppo poco e arriva tutto troppo tardi.
In conclusione, siamo di fronte ad una storia doppia che strappa faticosamente la sufficienza grazie ad un buon primo albo e che non ha brillato per i disegni. Dispiace a tutti perché Ruju ha saputo dimostrare di essere un valido autore di Tex e le sue storie pubblicate in questi anni sia sulla serie regolare che sui vari speciali lo hanno dimostrato ampiamente. Dispiace anche per Cossu, il quale è senza dubbio un buon disegnatore che è finito a disegnare qualcosa che non sembra essere nelle sue corde. Dategli un’ambientazione urbana e contemporanea e tesserò le sue lodi, dategli il western e continuerò a non essere convinto.
0 commenti